lunedì 27 giugno 2011

Faccio certi sogni proprio strani

Ad esempio, oggi ho sognato di giocare a pallavolo. Ecco, faccio un sacco di sogni del genere. Mi sa che sono proprio fissata, eh. E in tutti questi sogni, o arrivo tardi alle partite per dei motivi strani (tipo che non trovo la divisa, le ginocchiere sono chissà dove, non trovo il posto in cui tutta la mia squadra gioca... si vede che ho il terrore di arrivare in ritardo e il mio subconscio me lo rinfaccia di notte!), oppure gioco in squadra con delle bimbette, oppure con dei figaccioni (come stanotte) tutti muscolosi (sono gli ormoni, sono gli ormoni), eccetera. Cioè, delle robe assurde.
E nel sogno di oggi ero finita in una specie di thriller, dove dovevo scappare da qualcuno e andavo a correre sulla spiaggia. E poi in spiaggia un gruppo di ragazzi fermava me e altre ragazze e ci dicevano di fare una partita con loro. Allora noi ci mettevamo a giocare, solo che la gente batteva da metà campo e non oltre la linea (e io ero incacchiata come una biscia, perchè non dovevano farlo!). Come se non bastasse, il campo era una cosa assurda, tipo 500x500 metri, e io non vedevo manco i giocatori che stavano dall'altra parte della rete (mi sa che non avevo le lenti, perchè era pure tutto sfocato. Mah), e per questo non riuscivo a prendere una palla manco a pagare.
Poi è comparso A., non so bene come. Credo.
Beh, a quel punto mi sono svegliata e ho scoperto che era l'una meno un quarto (di giorno!), e subito dopo il nonno m'ha chiamata di sotto per il pranzo. Non ho nemmeno fatto colazione.
Io sono una di quelle persone che sogna perennemente; di notte e di giorno, insomma. Anche ad occhi aperti e via discorrendo.
Certe volte mi chiedo se la nostra vita non sia che un sogno. Magari un giorno ci svegliamo e scopriamo di aver vissuto per anni in un sogno dell'accidente, e ci tocca ricominciare tutto da capo. Magari sarebbe figo, però. Chessò, io per esempio la considererei come una seconda chance per fare qualcosa di meglio, o comportarsi peggio di come si è fatto in sogno.
Boh, certe volte penso a cose strane. Pensate che io certe volte non vedo l'ora di andare a dormire solo per ritrovarmi in un nuovo sogno. In effetti i miei sogni me li ricordo quasi sempre tutti e ne faccio pure un sacco.
Poi da quando mio fratello è partito per il camp l'altro mio fratello non fa altro che mettere i suoi pigiami. Così se ne va in giro con una maglia che ha le maniche lunghe tre volte le sue braccia, e si trascina tutto sul pavimento. E' molto buffo. E anche tenero, se per questo. Non gli si vedono le mani e sembra ancora più nano di com'è. Povero fratellino. D'altro canto, ha ancora un mucchio di anni per crescere e diventare alto come me e l'altro mio fratello. Ora ha solo cinque anni - anzi no, ne ha cinque e mezzo! Lui ci tiene a precisarlo - e tre denti da latte in meno.
E' carino dire denti da latte, no?
Alla fine oggi dopo un gelato con S., la mia vicina di casa, che non vedevo da secoli (anche se abitiamo a due passi), ho chiesto all'ultimo minuto a M. di andare al centro commerciale. Abbiamo preso l'autobus - entrambe senza biglietto - e io mi sono ricordata che dovevamo scendere a quella fermata solo quando le porte si stavano chiudendo. Così ho fatto un salto e sono sgusciata fuori, mentre mi è rimasto un braccio tra le porte. Alla fine sono riuscita a tirarlo via. M., invece, quasi rimaneva dentro... siamo sempre sfigate, con gli autobus, noi due. O li perdiamo (una volta ne abbiamo persi due di fila), o ci rimaniamo incastrate dentro.
E vabbè, alla fine mi ha accompagnata a comprare un costume da bagno. Sì, ho deciso di andarci, in piscina, con G. e le altre. Anche lei ne ha preso uno, un due pezzi come il mio.
Non sarà difficile, in fondo. Basta prendere un grosso respiro e togliersi i vestiti e rimanere in costume. E sopportare tutti i fottuti schizzi dei marmocchi che ti nuotano davanti alla faccia. E aggiustarsi il pezzo di sopra ogni volta che si scende su uno scivolo d'acqua. Una vera scocciatura essere donne, lo dico sempre. Anche se è mille volte meglio che essere uomini, per la miseria.

C.

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