lunedì 8 agosto 2011

Si possono bucare le nuvole?

Ieri notte me ne stavo nel mio letto, che non toccavo tipo da più di un mese - accidenti se m'era mancato -, e fuori pioveva. Sentivo la pioggia battere sul tetto, sulle finestre, nella mia testa. E stavo sotto la coperta (cioè, la coperta in agosto!), e pensavo che come situazione mi sembrava troppo di essere in autunno. Ma comunque.
Ad un certo punto l'acqua che buttava giù il cielo in grossi bicchieri di vetro è entrata in camera mia. L'ho sentita scivolare, eccome se l'ho sentita, giù dal davanzale, e poi strisciare sul pavimento come un serpente. Alla fine ha riempito tutta la mia stanza, e i quadri e le fotografie appese al muro e i poster hanno cominciato a gonfiarsi di pioggia. Era come se fossi stata in un acquario; galleggiavo e trattenevo il respiro, finchè le lacrime del cielo e del mondo si univano, trasformandosi in mie lacrime. Lacrime che mi abbracciavano le guance e le labbra.
Però, alla fine, ecco, mi invento sempre un sacco di cazzate. Semplicemente avevo gli occhi bagnati. Piangevo.
Non so bene perchè, in realtà; certe volte mi capita. Cioè, piango così, senza un motivo. Forse il mondo voleva che mi unissi a lui nel pianto? Perché sono sicura che il mondo pianga un sacco. Ne sono straconvinta.
Ecco, ieri notte non riuscivo a dormire, ascoltavo la pioggia e mi rotolavo tra le coperte e le lacrime. Stamattina fuori era grigio, ma mi son detta che poi sarebbe uscito il sole. Ed è uscito: grande, bello e sorridente; io sono uscita con lui. Ho visto L., che domani ha un appuntamento, M., che è giù per la storia del ragazzo che l'ha usata e buttata via, e Fede S., che è disperata perché le mancano un mucchio di compiti. Anche a me mancano un mucchio di compiti. Le ho detto che secondo me noi due siamo sotterrate dalla merda. Lei mi ha detto che la pensa allo stesso modo.
Comunque, il mio stomaco è sotto sopra da una settimana, e mi sembra di essere tipo in sindrome premestruale perenne.
Ho deciso che ridipingerò la mia camera; la voglio verde; coi colori di copriletto e cuscini che si sposano con quello delle tende. Voglio buttare tutte le cianfrusaglie che ho accumulato nel corso degl'anni, quelle che non ho mai avuto il coraggio di rinchiudere in uno scatolone. Sono una che non riesce a liberarsi degli oggetti del proprio passato, sapete; non ci riesco. Come non riesco a cancellare gli sms e le mail ricevute, anche se sono solo sciocchezze; non riesco a mettere da parte il passato, e 'sta cosa mi dà sui nervi. Perché se non riesco a metterlo da parte, quello, lo so, mi soffocherà. Piano piano, ma lo farà; già adesso comincia ad essere come un vapore denso, tutto appiccicato al mio cervello. Prima o poi lo schiaccerà, lui si spappolerà, e io rimarrò impigliata in qualche oscuro e terribile gancio del passato, come mi capita certe volte con gli orecchini, quando restano intrappolati nei capelli.
Quindi, meglio sbrigarsi a buttare tutta quella robaccia  - o almeno mettere da parte, in soffitta o in garage -, prima che capisca come intrufolarsi nella mia testa. Mi libererò di un pezzo della mia vita, sì, ma i ricordi resteranno comunque.
E comprerò un sacco di poster dei Green Day e dei Beatles, dei Nickelback e dei Queen e dei Rolling Stones e dei Guns n' Roses e degli AC/DC. E questa stanza respirerà aria nuova e sarà luminosa e brillante come le stelle. E prenderò uno specchio, sì; uno specchio grande che rifletterà la mia anima sui muri, e la getterà tra i vestiti e tra i libri.
Comprerò anche un tappeto, ecco. Uno bello grande.
Nascerà una nuova S., me lo sento, perché domani è un altro giorno. O almeno così dicono.

Cherry

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