Quando mia madre viene da me con gli occhi tristi e un po' lucidi e mi dice "E' successa una cosa bruttissima", o "Devo dirti una cosa bruttissima", vuol dire che è morto qualcuno. E non voglio più che questa frase mi sia ripetuta, cazzo, mai più. Non voglio sentirla.
Perché basta. Insomma, è la terza volta in un anno. Prima il nonno, poi la nonna, poi, giusto ieri, mentre studiavo scienze, un amico di famiglia. Giovane. Ventitré anni. Incidente in motocicletta.
E allora io dicevo a mamma ma mamma, stanno morendo tutti, tutti proprio, e lei mi diceva no, no, non dire così, è stato solo un episodio, un episodio separato. Ma i suoi occhi mi davano ragione.
Però ieri mi è caduta addosso la consapevolezza, quella vera, ed era pesante, mi schiacciava la cassa toracica, non respiravo, era pesante, che vedrò tutte le persone a me care morire. Semplicemente. Cadranno tutte, una ad una, una dopo l'altra, si addormenteranno senza mai più svegliarsi. E io starò qui a vivere e vedere, e probabilmente passerò la mia vita a piangere, ogni volta di più, ad ogni addormentato ci saranno più lacrime, più lacrime, come ora, finché mi prosciugherò e il mio corpo non conterrà più acqua e comincerò ad essere vecchia e ad avere sonno, avrò sonno e i capelli bianchi e mi metterò a dormire e non mi sveglierò più, perché è così che deve andare.
So benissimo che è la natura. Ma ho capito cosa significhi veramente la parola "morto", solo un anno fa. Ed è terribile, è terribile, nessuno dovrebbe mai sentirsi dire una cosa del genere. Perché se sei morto non torni più, per la miseria, mai più. Ed è terribile. Perché non è che "se n'è andato", no, è proprio scomparso, chissà dove, ma scomparso. Risucchiato dalla terra che lo ha creato, forse, forse in un posto migliore, chissà, ma sta di fatto che qua, con noi, un posto nel mondo non ce l'ha più. Come se una sedia fosse rimasta vuota. E verrà riempita da qualcun altro, certo, ne nasce tanta di gente, ogni secondo che noi passiamo a piangere per quelli che se ne sono andati.
Ed ecco, sono turbata. Tanto. Sto a pezzi, non riuscirei a reggere altro, basta, basta.Vedrò cadere tutta una generazione, se ne andranno tutti, merda. E io non vorrei saperlo, proprio no, vorrei continuare a vivere nella mia illusione, nella mia bolla, sono brava a fingere che le cose vadano in un altro modo, sono una che si sa convincere facilmente. Mi direi che ci sono tutti, ancora vivi, seduti sul loro pezzo di mondo.
Poi, certo, se ascoltassi canzoni un po' meno deprimenti magari la situazione non ti sembrerebbe poi così tragica, eh, Cherry, sei un'idiota, lo fai apposta, lo fai apposta a farti del male, sei cattiva, le lacrime non risolvono niente, ti fanno solo bruciare gli occhi.
Ma proprio non ci riesco, a non pensarci.
Dio, che mal di testa.
C.
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