martedì 17 gennaio 2012

Subways

Ebbene, volevo parlare delle metropolitane. Maledette/benedette metropolitane.
No, cioè, più che delle metro volevo parlare della gente che stanzia al loro interno.
Situazione random di, facciamo, un lunedì mattina. Okay? Okay.
Allora, c'è da sapere che al lunedì mattina, anche se alla radio (sì, l'ascolto con l'iPod) dicono tanto Ehy, fantastico, è ricominciata la settimana! Buon lunedì mattina a tutti voi già in piedi! Cominciamo questa giornata col sorriso, perché serve una carica in più! Allora, partiamo con questo pezzo!... E ci mettono tutte queste frasi messe così con un sacco di punti esclamativi e voci allegre che mi viene da dire ehy, sai che c'è? Io al lunedì mattina c'ho lo scazzo chilosaperché, è regolare, proprio, al lunedì mattina tac, ecco lo scazzo, mi guardo allo specchio ma non riesco a vedermi perché c'ho ancora le palpebre appiccicate, poi riesco ad aprire gli occhi e sono un disastro, e non trovo affatto meraviglioso che tu mi auguri un buon inizio di settimana, perché la settimana è cominciata n'ammerda anche se sono appena uscita di casa, okay? Okay. Quindi smettila di fare il simpaticone, ché al lunedì mattina non si diverte proprio nessuno, che tutti c'hanno due occhiaie così e i nervi a fior di pelle, tipo che se li sfiori ti azzannano, e stanno lì a bofonchiare e a lamentarsi.
Ma continuiamo, perché mi sono persa.
Come dicevo, al lunedì mattina, anche se alla radio dicono di tenersi allegri eccetera eccetera, quando sei giù alla metro vedi rivelarsi sotto i tuoi occhi un mondo completamente diverso, abitato da creature fantastiche, tipo licantropi in menopausa, e ti vedi 'ste signore pensionate in pelliccia (che poi, che cazzo ci fanno delle pensionate in giro per Milano alle 7 di mattina?) che cercano di affrettarsi alla metro con la borsetta sotto l'ascella, e ti vedi tutta Truzzolandia, la terra dei bimbominchia schierata al completo, con tanto di bestemmioni delle 07.05. E poi il gruppo di turchi e i senegalesi che vendono borse vicino alle macchinette delle fototessere, e ancora omaccioni vestiti tutto d'un punto che fanno certi salti tipo antilopi imbizzarrite per entrare nella metro mentre le porte si stanno chiudendo.
Ecco, parlando di salti, c'è gente che fa robe assurde; e ti vedi la vecchietta che fa un doppio avvitamento carpiato, il tizio della pizza che sgambetta, la professoressa che con uno scatto felino non solo ti sorpassa, ma riesce pure (nessuno sa come) ad aggiudicarsi il posto migliore, vicino alle porte e un po' isolato, con nessuno che ti cade sulla faccia o con gente che ti pesta i piedi, lì, bella seduta, e riesce pure ad incrociare le gambe. Roba da matti.
Comunque ecco, le porte non fanno neanche in tempo ad aprirsi che ti ritrovi tipo salmone, trascinato da branchi di stegosauri (?) che riescono ad intrufolarsi spingendo di qua e di là, ma tuttavia, non capirò mai come, riescono a lasciarti indietro, fuori dalla metro, come un fesso, a guardarti in giro con sguardo allibito. Ma che cazz..?
Quando riesci ad aggrapparti, finalmente, alla giacca di un tuo amico e a tirarti dentro con un ultimo colpo di reni, ecco che rimani bloccato tra le porte, e cominci ad imprecare. Partenza. Gente che ti tira gomitate nei fianchi. Odorino nauseabondo del tizio con l'ascella sollevata che ti sta accanto. Un ginocchio ti si conficca nel femore. Gli spigoli della valigia enorme e ingombrante  - che se ne sta in mezzo al corridoio, tutta sola, e sembra non appartenga a nessuno e ti chiedi come diavolo abbiano fatto a trasportarla fino a lì - ti graffiano la schiena. Il tizio  zoppo con armonica/flauto/violino (meglio se coi fili della bacchetta che penzolano, fa più scena)/tamburello/mandolino/microfono/stereo/contrabbasso, o con tutto questo assieme, in equilibrio sulla testa, e aggiungiamoci pure un pianoforte, che non guasta, che strombazza qualche nota stonata nel tuo povero orecchio, che ancora non si rende conto che il resto del corpo è sveglio. Un maniaco random che ammicca. Un poppante random che ti frigna nell'orecchio. La mamma del poppante random che è isterica e grida anche più del pargolo, sempre contro il tuo delicato padiglione acustico.
E quindi eccoti lì, circondato da chissà quante decine di persone, il 10% delle quali non ha messo in atto gli insegnamenti della mamma, quali "lavarsi tutti i giorni", ad esempio. Gente, vi chiedo solo un po' di sapone, niente di più. Siate clementi.
Poi, vedi che quello seduto nell'angolo comincia ad esitare. Sta formulando una strategia per uscire illeso dallo scontro frontale con il resto dei presenti che in quel momento gli girano attorno tipo avvoltoi, lo vedi, glielo leggi negli occhi. Ha le iridi che si spostano da una parte all'altra, le gambe che si preparano allo sprint finale. E quasi lo senti, lo senti che si ripete nella testa un mantra, tipo Ci siamo quasi. Posso farcela, basta allungarsi un po' verso destra, ruotare il bacino di 37 gradi a nord, mantenere il baricentro in un equilibrio relativamente stabile per...
E poi, quando finalmente è la sua fermata, quando il momento è giunto e comincia a tirarsi su, faticosamente, cercando di recuperare l'agilità di un tempo, tutti i presenti girano la testa verso di lui, e ad un certo punto sembra si trasformino in felini, o rapaci, insomma, belve. E quando il poveretto cerca di defilarsi, tutta la popolazione che in quel momento coabita nell'ecosistema metropolitana si avventa sull'unico posto libero di tutto il treno. E lì son dolori, miei cari: gente che ti tira calci, nella mischia, e magari potrebbe sembrar pure che non l'abbia fatto apposta, perché dai, siamo tutti così appiccicati... ma in realtà non è così, e tu lo sai, in realtà lui l'ha fatto apposta eccome, anche se poi si scusa con tono amabile, perché in ambienti come quello sopravvivono i più veloci, i più crudeli.
La parte peggiore arriva quando tu, finalemente, sei riuscito a sederti, ma due secondi dopo arriva un vecchietto col cilindro in testa, o una donna incinta coi piedi gonfi (che poi, pure loro, che ci fanno in piedi a quell'ora, Cristo?), e allora tu fai finta di non vederli, e ti dici okay, mantiani la calma, guarda... uhm, vediamo, guarda l'iPod. Sì, dai, inventati qualcosa, fai finta di essere cieca e sorda, sì, così, tutti e due insieme. Però poi l'amabile vecchietto si avvicina proprio a te, sì, a te, e con un altrettanto amabile sguardo ti trafigge il cervello e tu sei costretto ad alzare gli occhi, anche se ti eri ripromesso di non farlo. Perché lo sai, che, nel caso non lo facessi, i vecchietti col cilindro son capaci di spaccarti il bastone sulla capoccia (non scherzano mica, quei tipi) e cominciare a parlare malissimo della gioventù odierna (son pure dei borbottoni, esperienza personale), o le donne gravide di cominciare con una serie interminabile di lamentele, tipo Uhhh, euuuh, che male i piedi... che male la schiena... sono incinta, lo sa, signora?... (e tu pensi no, maddai? Non si vedeva proprio, col pancino che ti ritrovi!). Solo che la signora, dato che è anziana e blabla, non si può alzare, no, eh? E quindi tocca a te, anche perché ti vien da pensare che se la futura mammina ti sviene sulle ginocchia dopo ti sentirai in colp a vita. Ti tocca, proprio.
Il bello è che quando il vecchietto col cilindro/la donna gravida si alzano e scendono e tu tiri un sospiro di sollievo... scopri di dover scendere.
Forse, a sopravvivere nella jungla-metropolitana, sopravvivono quelli che più sanno sopportare. E pazientare. A lungo e a lungo...

RedCherry

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