venerdì 8 giugno 2012

Immenso.

Mio. Dio.
Ieri sono andata a quel famoso concerto per il quale ho rotto i coglioni a mezzo mondo per mesi e mesi. Che dire: meraviglioso.
Erano giorni che mi sentivo emozionata come se dovessi andare ad un appuntamento con un ragazzo (e che ragazzo!), poi finalmente, dopo otto/nove mesi che avevo i biglietti e aspettavo - "Una gravidanza, proprio!", ho detto a mio padre, e lui ha riso -, il grande giorno è arrivato.
In metro c'era un casino pazzesco, sia all'andata che al ritorno; ho subito capito che erano tutti del concerto perché  erano, come dire, molto rock. Arrivati alla fermata di Lotto siamo scesi tutti e abbiamo camminato e camminato, lungo tutto il viale fino allo stadio, e sembravamo una specie di branco di pesci, o un fiume che scorre, ecco. Ho preso una delle mille magliette che vendevano ad uno dei mille baracchini messi su per l'evento. Era pieno così di gente, e, entrati nello stadio, sono rimasta sbalordita: sapete cosa vuol dire che quasi non c'erano posti liberi? Per fortuna io e mio padre avevamo i posti numerati, altrimenti ci saremmo dovuti accampare lì dalla sera del 6 giugno, cazzo, per stare nel par terre. Eravamo nel primo anello, quindi abbastanza vicini, però laterali rispetto al palco, e già da lì lo si vedeva un po' piccino; non oso immaginare quelli che stavano nelle ultimissime file degli ultimi anelli.
Prima che il Boss si facesse vivo, tutti a fare la ola, tranne dalla nostra parte (ero sommersa da vecchi), e vedere tutta quella gente lì per una sola persona mi ha fatto salire dentro una gioia immensa. Bruce è salito sul palco per le otto e mezza, quando il concerto sarebbe dovuto cominciare alle otto. Appena è arrivato, tutti giù a gridare; io, dalla mia parte, ero quella che urlava di più (almeno, agli inizi), e probabilmente mi avranno preso per una pazza isterica, anche perché si giravano spesso dalla mia parte e si lanciavano occhiate strane, ma fottesega.
Fatto sta che lo stadio è esploso, e Bruce è stato grande, grandissimo, immenso.
Ha suonato per quasi quattro ore, un pezzo dopo l'altro, senza mai fermarsi. Quando camminava sulle pedane davanti alla folla in piedi - tutti ad allungare le mani - mi veniva un'invidia che non vi dico! Ad un certo punto ha preso con lui una bambina e l'ha fatta cantare (tenerissima), poi una ragazzina che ha corso per tutto il palco, ha ballato col sassofonista che rimpiazza ora il mitico Clarence Clemons e poi si è letteralmente buttata in braccio a Bruce. Io ero lì tipo: maaaaa che invidiaaaa, cazzo!
E' stato fantastico, fantastico. Alla fine era distrutto, povero, e lo eravamo pure noi, ma ne è valsa decisamente la pena. Nei pezzi ritmati abbiamo ballato, tutti tutti, ed è stato fenomenale, perché l'intera folla si muoveva e batteva le mani a tempo e cantava a squarciagola e io e mio padre ballavamo e saltavamo e ci agitavamo. Sapevo quasi tutti i testi, e credo anche di aver rotto i timpani ai miei vicini di posto.
Dopo un paio di brani, già Bruce aveva sciolto il ghiaccio, e io ero esaltata da morire. Cioè: Bruce Springsteen, Cristo! Dal vivo. Il regalo di compleanno migliore di sempre, nei secoli dei secoli.
E c'erano giovani e giovanissimi, anche, che sapevano i testi e li cantavano come me, e c'erano vecchi e meno vecchi che ballavano e c'erano rockettari della scorsa generazione che si esaltavano come bambini e quasi piangevano per la commozione (io pure, ci sono stata vicina), e c'erano quelli che non sapevano le canzoni ma saltavano lo stesso, e tutti su le mani, e Bruce che parlava in italiano e tutti "Bruce, Bruce, Bruce, Bruce!", e lui che lanciava la chitarra all'indietro, che correva sul palco e cantava con una voce rabbiosa (incredibilmente sexy, devo dire) e tutti a vibrare dentro e fuori. Lui che suonava l'armonica o il piano o il basso o la chitarra, e la E-Street Band che si scatenava con noi e i cartelloni e i lenzuoli attaccati alle ringhiere con scritto "Emilia never surrender", "You've got it. Keep on rockin'", "My city serenade", "Ti amo", "Bruce", e bandiere dall'America, dalla Sardegna, e gente dall'Inghilterra, da tutte le parti d'Italia, dal sud, dall'ovest, dall'est, dal centro della nostra penisola, da ovunque, da tutta l'Europa, e tutti a parlare la stessa lingua, quella della musica, che ci riunisce come mai nessuno saprà fare.
E' finito a mezzanotte e mezza, più o meno, in un delirio totale. Sono arrivata a casa alle due, stanca morta, con le mani e i piedi e le gambe che mi facevano male e le orecchie che fischiavano come locomotive, quindi today niente scuola (peccato, perché c'era il torneo di pallavolo organizzato per tutte le sezioni, però amen), anche perché avrei potuto dormire solo, quanto?, 4 o 5 ore, quindi è balzato.
Una serata di quelle indimenticabili, ecco. E tutti questi mesi di attesa ne sono valsi la pena, eccome. E non vedo l'ora che ritorni a suonare in Italia.
Mio padre dice che se il Boss non ha avuto un infarto ieri sera, non ce l'avrà mai. E ha ragione: si è scatenato come un pazzo, e ci ha fatti scatenare, e ha 62 anni, per la miseria.
Già su Youtube ci sono i video, e già si dice che quello di ieri è stato il concerto migliore che abbia fatto in Italia, insieme a quello dell'85.
E io c'ero, io c'ero.

Thank you, Bruce.

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