Dio, finalmente riesco a scrivere un post come si deve. Giugno è cominciato in una maniera strana; in questi ultimi giorni non ho avuto tempo per diverse cose, e tra l'altro mi frullano in testa brutti pensieri, perché sono al centro di una specie di uragano.
Comunque, forse ora riuscirò a dire qualcosa di maggio: situazione disastrosa (a scuola, almeno).
Tutti stressati, prof e compagni di classe; crisi di nervi, qualche lacrima, anche da quelli di pietra, che mai avevo visto con gli occhi umidi per un voto o la scuola. Prof che gridavano, ci abbassavano le medie, erano stronzi, senza alcuna pietà. Sono uscita poco e niente, è piovuto abbastanza (e ciò mi faceva crollare il morale sotto le scarpe, e mi sembrava di trascinarmelo dietro, l'umore nero, come una gomma che ti rimane appiccicata sulla suola della scarpa o una nuvola piena di pioggia che ti vola sulla testa), e ho felicemente passato le mattinate a fare verifiche o ad essere interrogata, e i pomeriggi a studiare per le verifiche e le interrogazioni. What a joy!
Però devo dire che sono soddisfatta, eh. Che bellezza; tutti a stare in ansia per tirare su quella materia, recuperare quel 4, tutti preoccupati per i debiti o i rischi bocciatura (cazzo, credo che quest'anno ci andranno giù pesanti, faranno una strage. Presentimento mio), mentre io ero strarilassata. Non è stata una pacchia, però.
Le interrogazioni sono andate bene; quella che mi ha reso felice per tutta la giornata, però, è stata quella di italiano, a metà del mese scorso: 7+! Cristo, stavo galleggiando a tre metri da terra. Questo mio prof non mette mai più di sette, mentre a me ha detto anche che mi meritavo di più - e allora perché cazzo non mi hai messo un voto più alto, stronzo?! -. Oh, lì ero davvero davvero molto orgogliosa di me stessa: erano mesi che volevo dimostrargli di essere capace di fare di più, e finalmente ci sono riuscita. Quel giorno ho ballato con Elvis nelle orecchie dalla fermata dell'autobus fino a casa (sì, S., tu però esageri, mia cara).
Poi un 8 e 1/2 nell'interrogazione di mate, anche se il prof inizialmente era indeciso tra l'8 e 1/2 e il 9 (cosa inaudita!). E altri bei voti, sì, direi di sì (yeah).
Io e C. ci sedevamo in banchi vicini e provavamo a falsificare le firme delle nostre madri, invano. Anche perché quella di mia madre è una cosa assurda. Poi C. mi ha prestato L'amore ai tempi del colera, che mi sta piacendo molto (mentre i prof interrogavano, io leggevo, e loro mi chiedevano cosa. Quando mostravo la copertina annuivano tutti - ehi, ho una studentessa che non legge Sophie Kinsella o altre cazzate!); sto anche leggendo/dovrò cominciare a leggere in un futuro prossimo: La psichiatra, di Wulf Dorn, Li chiamavano disabili, di Candido Cannavò. Poi ho il libro di poesie di Pavese da finire, la biografia di Steve Jobs e un paio di altri.
Ora, dopo qualcosa come 9 mesi (una gravidanza, cazzo), hanno sostituito il vecchio bar che sembrava uno di quelli degli oratori con uno bello, nuovo, moderno e definitivo. E' enorme, e vendono un sacco di roba (gelati compresi!) meno cara di quella di prima. Peccato non ci siano più gli stessi baristi, perché ora non potrò più andare lì a fare gli occhioni dolci per farmi sganciare una focaccia senza pagare. Dall'altro lato, però, è meglio, che abbiano cambiato baristi; ce n'era uno, prima, che, non fosse per la sua età (trooooppo vecchio), avrei detto che tentasse un flirt (anzi, che ci provasse proprio. E ciò è inquietante).
Poi, poi, poi. Io e C. qualche volta siamo siamo uscite durante le ore di storia o geografia per non farvi più ritorno, e siamo scese a prendere Y. in giardino che entrava una o due ore dopo. E' stato bello, con C. e Y., perché scendevamo i nostri due piani di scale e ci sedevamo al sole, contro il muro della scuola o la staccionata che divide il nostro complesso da quello di un altro liceo (pieno di begl'imbusti, tra l'altro), nella zona cementata; ci sedevamo là, con la testa all'indietro e gli occhi chiusi, a gambe incrociate, a parlare a voce bassa per non farci beccare dal preside o dai prof, e qualche volta io e C. ci divertivamo come due coglione a cercare di fare dire a Y. "Chi?" per poi replicare "'Sto cazzo!". Però ad un certo punto nessuno c'è più cascato, perché l'abbiamo fatto a tutta la classe continuando a ridere come delle idiote. Poi ci siamo stufate noi. Poi qualche volta siamo andate in Fiera e abbiamo incrontrato dei suoi amici e siamo state con loro e in metro ci siamo inventate una specie di saluto di quelli che fanno tra ragazzi, cose tipo pugno contro pugno, batti cinque eccetera.
L. mi ha chiesto di andare a una festa con lei; è una festa a tema (spiaggia), per l'inizio dell'estate, anche se si farà il 16.
Oggi, invece, io, L., M. e un'amica di M. (fortissima!) siamo andate a piedi da casa di M. fino al supermercato a fare la spesa per la festa di compleanno (che ho scoperto solo today non essere più a sorpresa come concordato) del ragazzo di M. Prima di tornare da M. ci siamo prese gelati e granita (sì, io faccio sempre quella alternativa, già, quella che non prende un cono, ma del ghiaccio colorato) e poi quando siamo arrivate da M. ci siamo sdraiate tutte e quattro sul letto a parlare, mentre L. metteva lo smalto a M. e tutte la prendevamo in giro per le sue unghie dei piedi quasi inesistenti. Abbiamo provato a fare quel gioco con la catenina per vedere quanti figli avremo, e a me è uscito, come al solito, nessun pargolo. Sarò una forever alone, ecco, lo dico sempre, io.
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