lunedì 6 agosto 2012

All summer long.

Ormai, pensando alle vacanze estive, le divido per settimane: c'è stata la settimana-cazzeggio, ovvero la prima dopo la fine della scuola; la settimana-cugini; le tre settimane-Londra; la settimana-esco-tutto-il-giorno-tutti-i-giorni; poi la settimana-C.; poi la settimana-mare-con-la-family.
Mentre quest'ultima settimana è stata molto simile a tutte le altre settimane-mare-con-la-family di questi miei 16 anni di vita, nello stesso posto, stessa casa, stessa spiaggia, con qualche piccola differenza (mio fratello sempre più alto che mi supera ormai di più di 10 cm e diventa un gigante di 1,80; io più alta, con più curve - sì, anch'io non riesco ancora a capacitarmi di questa metamorfosi; Pulce che diventa una specie pesciolino e non fa altro che tuffarsi e nuotare e crescere, e forse un giorno gli spunteranno pure le branchie e le pinne; noi 3 che cresciamo; i miei che invecchiano - ma questa è la vita, no?), la settimana-C. è stata davvero una novità per le mie solite estati con la solita famiglia.
Nella settimana-C., io e C. (maddai?) eravamo al mare, in un posto vicino dove vado io di solito a passare la settimana-mare-con-la-family.
Abbiamo conosciuto un sacco di ragazzi; c'era Cri, media del 9 al terzo anno del liceo classico, con cui mi sono trovata benissimo. 
C'era Marta, cugina di Cri, grande appassionata della pallavolo come me, con cui facevamo passaggi e parlavamo del nostro sport (Cri: "Ma tu capisci qualcosa, di quello che dicono?" C.: "No" Cri: "Okay, manco io"). 
C'era Gorlo, che la sera ci diceva i nomi delle stelle, che mi portava in spalla, che per un mal di gola non entrava in acqua e dovevo trascinarcelo io, Gorlo che "Ho appena mangiato, devo aspettare altre 2 ore per entrare in acqua!". 
C'era Leo, che chiamava C. per farci arrivare prima, la sera, quando uscivamo con gli altri, per fumare con lei di nascosto sulle scale o sul muretto; Leo che mi passava la sigaretta e io qualche volta accettavo a facevo un tiro; Leo che "Che gnocca, ragazzi!", ad ogni essere vivente che passasse dotato della cosiddetta figa; Leo che "Mi mancheranno, i tuoi capelli, S.!". 
Poi c'era Alby... Alby, che ci provava di continuo, con cui parlavo di musica, di bella musica, con cui discutevo di Pink Floyd e Jimi Hendrix e Led Zeppelin; Alby che suonava la chitarra elettrica, che ci invitava tutti quanti a casa sua a vedere Saw 5 e che poi si sedeva di fianco a me e mi appoggiava la testa sulla spalla; Alby che era troppo un montato, Alby che "Mi sono girato tutte le discoteche di Milano", Alby che "Posso parlare a nome di tutta la compagnia dicendo che ci mancheranno la tua simpatia... e le tue tette!" "Coglione" (Dio, non posso ancora capacitarmi del fatto che l'abbia detto sul serio, davanti a tutti, lì, in stazione, prima che io salissi sul treno!); Alby che ci teneva ad accompagnarmi in stazione il giorno che sono partita, Alby lo sfacciato, Alby che ciaobbello, eh.
Poi c'era Giulia, strasimpatica, cugina di Gorlo, che però s'è fermata lì solo pochi giorni. 
C'era Nicole, Nicole che "Non ha niente, di donna, oltre a quei due suoi promontori!"; Nicole che ha menato Leo per la frase qui sopra, che menava tutti per farsi rispettare; Nicole la spaccona, che andava a vela e giocava a rugby coi ragazzi, in acqua, che si faceva mille complessi, ma che era bella, bella, con la sua chioma bionda e un caratterino tutto pepe; Nicole che sembrava più grande di quello che è e che faceva infuriare i suoi. 
Poi c'era Betta, la piccola Betta, che era però una bomba esplosiva. Betta che non faceva altro che parlare e parlare e che poteva essere molto irritante, ma anche molto dolce. 
Poi c'era Scacca, quel bel fieu (traduzione dal milanese: gran bel ragazzo)! Scacca che faceva lo scemo con Leo (grandi amiconi, lui e Leo); Scacca che è bello tutto, che ha un sorriso così, Scacca che "S., hai visto il suo culo?!" (C.), Scacca che "Chemmuscoli!"; Scacca che faceva la radiografia alle ragazze (come tutti i ragazzi, d'altronde), anche se sembrava non le avesse nemmeno notate.
C'era Teo; ah, Teo, che ci faceva morir dal ridere ogni volta! Teo che vive 6 mesi alle Bahamas e 6 in Francia, ma che parla bene anche l'italiano e afferma di esserlo, italiano; Teo che si tuffava di qua e di là, che ci mostrava i suoi passi di danza; Teo che, parlando delle sue scarpe nuove "Oh, le mie bambine, non bagnatele!", che non era mai serio, che faceva certe facce da spaccarsi dalle risate. 
C'era Lorenzo, sempre sulle sue, sempre zitto zitto, che non parlava quasi mai, ma si divertiva.
Poi, vediamo, poi c'era Alice, c'era Calippo, c'era AnnaV. e c'erano gli altri; eravamo proprio un bel gruppone.
E' stata una settimana densissima, e davvero splendida, perché mi sono divertita da matti.
Si andava in giro tutti insieme; si giocava a carte ai tavolini, o sotto gli ombrelloni, si giocava a schiaccia 5 nel mare, si faceva il bagno, si noleggiava il pedalò e si andava a largo e si facevano i tuffi e poi si beccava la sfuriata del vecchio bagnino, perché eravamo troppi - davvero tantissimi - sul pedalò; si andava al porto a vedere le barche, si andava a vedere Nicole che faceva vela giù al porto, si andava in bici (o, meglio, i ragazzi, quegli stronzi, andavano in bici, lasciando noi povere donzelle a piedi, sotto il sole) in giro per il paese; la sera si andava al cinema, si andava sugli scogli a bere la birra col limone e a guardare i fuochi d'artificio, si prendeva un gelato, si andava alla spiaggia, di nascosto, cercando di non farci beccare. Si andava sul lungo mare a camminare sulla sabbia, a guardare le stelle, a guardare il mare nero, a fare gli scemi, a prendersi in giro, a vivere. Si andava alla cappelletta, lì, in alto, sul promontorio, a urlare per sentire se c'era l'eco, a sdraiarsi sui muretti di pietra, a guardare il porto dall'alto, a sentire il vento che fischiava, a parlare sotto la luna.
Gorlo mi portava in spalla, certe sere, e si spaccava la schiena, poverino, e poi riaccompagnava a casa me e C., che eravamo stanche morte. Con Gorlo facevo le gare di corsa e mi s'infiammavano i muscoli, e li sentivo sottopelle, scattanti, veramente vivi dopo molte settimane, ed era una bella sensazione. Poi c'è stata la volta in cui, con Marta e Calippo e Gorlo, ci siamo tuffati in acqua, correndo, urlando, e il sole stava tramontando, e quello era l'ultimo giorno mio e di C. Allora io sono salita sulle spalle di Gorlo e Marta su quelle di Calippo e abbiamo fatto "la lotta" e abbiamo riso tanto, tantissimo, e poi i ragazzi c'hanno buttate all'indietro e noi ci siamo tappate il naso e siamo cadute in acqua.
Poi c'è stata la volta in cui noi ragazze siamo andate a vedere i ragazzi che giocavano a calcio nel campo che avevano prenotato all'oratorio del paese; c'è stata la volta in cui, una mattina, io e C. e Scacca e Leo siamo andati a vedere Cri e Gorlo che si sfidavano ad una partita di tennis, e siamo morti di caldo e quando siamo arrivati in spiaggia ci siamo buttati in acqua; c'è stata la volta in cui io e Marta eravamo sdraiate vicine, in spiaggia, la sera, sullo stesso lettino, e lei mi ha sussurrato in un orecchio "Sono innamorata" e io l'ho stretta a me e mi sono gonfiata di gioia per lei, perché l'amore è sempre una bella cosa.
E sì, ci sono state un mucchio di cotte tra membri della nostra bella compagnia; c'era un bel po' di vivacità adolescenziale, ecco, diciamo così. E c'erano ormoni a mille e stomaci che facevano le capriole, come il mio quando Alby si avvicinava tantissimo o mi sfiorava il collo con le dita - il punto è che, Cristo, non mi piace, lui, però mi sentivo accaldata lo stesso, ecco, questo sì - e allora mi allontavo e cercavo di non incrociarlo e lui reagiva bene e non mi stava addosso - odio, detesto le persone appiccicose.
E oltre a tutte quelle cotte e quei tentati approcci, forse un po' goffi, di qualche ragazzo verso qualche ragazza o il contrario, c'è stato anche un enorme affetto ad unirci. In poco tempo, davvero poco tempo, ho trovato così tanti amici, così affiatati e aperti e ben disposti che abbiamo legato tutti da subito e ce la siamo spassata da morire fino alla fine.



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