Mi fa incazzare che io sia sempre quella che ascolta, ascolta; quella su cui tutti gettano le loro pene e quella con cui tutti si sfogano. Ecco, io sono la famosa spalla su cui piangere. Non si accorgono 1) di quanto i problemi altrui mi soffochino e 2) che forse, ma forse, eh, anche io vorrei essere ricambiata. Anche io, magari, ma proprio magari, vorrei essere ascoltata.
E allora vaffanculo; quando cerco di parlare dei miei casini e scaricare questo peso che sento dentro, sembra che, ops, mi dispiace, cara, il mondo è già strapieno di problemucci di sta minchia, memoria esaurita, ti richiameremo quando si sarà liberato un po' di spazio. Mi basterebbe un angolino, un unico angolino, un cassetto in cui chiudermi a chiave per un po' e nascondermi dal mondo.
E allora io sono quella che ascolta e che non viene ascoltata. Mi tengo le cose dentro e la gente mi dice grazie, grazie per esserci, grazie per essermi stata vicina e io mi chiedo quando diavolo sarà il mio momento, il momento in cui riuscirò a sfogarmi completamente e dire anch'io grazie a qualcuno.
E' che ultimamente mi sento un vuoto dentro che non riesco a riempire. E le cose si accumulano e si accumulano e mi girano intorno, mi danno la nausea e io mi sento immensamente sola, drammaticamente diversa e orrendamente inguardabile, tanto che non riesco a guardarmi allo specchio e non capisco cosa mi succeda, cosa sono tutta questa negatività e tutta questa malinconia?, malinconia scollati, scollati, ti prego.
Non so come mi stia succedendo; da dove nasce questa enorme tristezza che mi vortica dietro gli occhi e si trasforma in lacrime?
Questo no, non posso dirlo; però so che sabato sera mi sono messa a letto e ho pianto fino a non riuscire più a respirare e la mattina mi sono svegliata con le crosticine agli occhi.
... parliamone, Chère :3
RispondiEliminaAnzi, parlamene ;) ti leggerò
Dio, quanto ti capiscooo!
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