giovedì 10 marzo 2011

Girls just wanna have fun

Mal di pancia tremendo per quasi tutta la giornata, a tratti pure la nausea, ma sono uscita lo stesso.
Ho preso l'autobus alle tre e mezza e sono andata in un paese di cacca come il mio, qua vicino, da una mia compagna di classe. C'erano anche G. e un'altra nostra amica. E' stato bello, sì. Abbiamo camminato e camminato, mentre io imprecavo sottovoce perchè che dolore la pancia. Abbiamo riso e scherzato e siamo salite sullo scivolo come quattro bimbette idiote e poi io sono andata sull'altalena (come faccio sempre appena ne trovo una).
Il cielo era bello e limpido, con le nuvole molto chiare e c'era pure il sole e si stava davvero benissimo anche solo con la felpa. Ci siamo fermate a guardare i murales brillanti e pieni di colore che quasi ondeggiavano sui muri di mattoni.
C'erano dei bambini che festeggiavano il Carnevale travestiti da piccoli Zorro, principesse tutte rosa, fate e guerrieri. Un marmocchio è corso verso di me e mi ha riempita di coriandoli, come se niente fosse. La cosa mi ha fatta anche ridere, perchè pensavo che non mi avrebbe mai e poi mai ricordata, in futuro. Che, non so, incontriamo un sacco di gente in una sola giornata, ma alla fine ci ricordiamo di pochi di loro. Dicono che in media vediamo un migliaio di persone in un giorno intero, e la trovo una cosa troppo forte! Cioè, il mondo è enorme, non finisce mai ed è strapieno di marmocchi come quello, adolescenti come noi, eccetera.
Vabbè, poi abbiamo passeggiato tra i campi (I. ha pure pestato una cacca! Lo so che non vi interessa, ma me ne frego. E' stato buffissimo) e ci siamo sdraiate sull'erba e ci siamo lanciate laddosso le foglie marroni e secche degli alberi. Ci ha telefonato Fede S., che ora è in Egitto in vacanza, ed è stato bello parlarle! Mi sto rendendo conto che mi manca un sacco. Non credevo facesse così parte della mia vita, non in questo modo.
I., la ragazza che abita in questo posto sperduto immerso nel verde della provincia milanese - altro che la mia grigia e triste cittadina, pure quella sempre di provincia - ci ha portate in un bel posto. Praticamente è un ponticello di pietra lontano dalle case, tra i campi, che si sporge sopra un fiumiciattolo, che da una parte è completamente sporco e pieno di immondizia, e dall'altra è tutto limpido. C'era un'atmosfera strana e rilassante, c'era silenzio, e il sole cominciava a tramontare. Ho messo su un po' di musica e ci siamo sedute sui bordi del ponticello parlando del più e del meno.
- Ehi, guardate che bel sole rosa! -
In realtà avevo sbagliato a dire ed era il cielo, mica il sole, ad essere rosa, ma ve lo immaginate? Un sole rosa, intendo. Con le sfumature del tramonto, col blu cobalto e il giallo.
Siamo rimaste fuori un bel po', fin quando l'aria ha cominciato a farsi fresca e ci siamo rimesse su la giacca ed è spuntato uno spicchio coraggioso di luna. Allora siamo tornate indietro e io ed I. ci siamo messe a fare le piroette finché non siamo cadute. C'erano i miei capelli ricci e neri che risaltavano contro i colori del cielo e avevamo le braccia spalancate e la testa buttata all'indietro.
Io ed I. ci siamo prese una focaccia (noi due abbiamo sempre fame, e un sacco di cose in comune).
Alle sette e mezza di sera siamo salite in casa di I. e alle otto ero a casa.
La cosa bella, è che a stare con loro mi è passato il mal di pancia. Anche se tornerà domani, e dopodomani ancora, ma chissenefrega, cioè.

Il titolo viene da una canzone, ma ci sta a pennello.
xoxo (oh, mi andava di farlo. Abbiate pietà di me),
R. C.

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