Sono distrutta. Odio i giovedì. Tra ieri e oggi abbiamo avuto 4 ore di matematica, checcazzo, da spararsi. La parte migliore della settimana è stata vedere L., poi vedere il mio ex allenatore - mi ha abbracciata, mi ha sorriso, sono io, era sempre lui, un po' diverso, sempre lui, sempre io. Più alta, più grande, sempre io, allenava un'altra squadra, che strano - poi il 7 in italiano anche se un po' mi ha fatto girare le palle, poi quei complimenti. La parte peggiore è stata scoppiare a piangere sotto la doccia dopo l'allenamento coi nervi a pezzi dopo delle giornate di merda, guardarsi allo specchio e sentirsi uno schifo. Sentirsi sola, vaffanculo.
Ascoltare lo sfogo di Fede S. - ci sono, ci sono, io ti voglio bene, Fede S. - e quello di L. al telefono. Anche io mi sono sfogata; di solito non lo faccio mai. Mi tengo le cose per me, ecco, mi riempiono il cervello e poi le vomito fuori insieme alle lacrime. Questa volta è stato diverso; questa volta L. mi ha ascoltata, e io ho ascoltato lei, e ci siamo conosciute ancora un pezzetto, sempre di più, sempre di più. Alla fine un po' ci assomigliamo anche noi due.
Cristo, se ho bisogno di scrivere. Dopo scuola sono uscita con L. e gli altri, e quando sono tornata era buio. Mi sono levata le lenti e mentre mi struccavo mi tremavano le mani, cazzo, mi tremavano per la voglia che avevo di prendere in mano una penna e un pezzo di carta o accendere il computer e lasciare che le parole mi scivolassero dalle labbra, giù, giù, dalla tastiera allo schermo.
Ho una giacca di jeans, ora. La prima della mia vita. Degli anfibi neri, i primi della mia vita. Rovisto nell'armadio di mia madre e mi vesto con la sua roba di vent'anni fa. Lunedì ho tirato la linea di eyeliner più brutta nella storia delle linee di eyeliner; ed ero lì davanti allo specchio, sapete, a parlare da sola nella testa e mi dicevo ma cheddiavolo, sto impazzendo? E la linea è venuta tutta a zigzag.
Il prof di italiano ci ha ridato i temi, e ho preso 7+. E' la terza volta che prendo 7+, ed è sempre il voto più alto e dò sempre il massimo, ma a lui non va bene. Dovreste leggerli, cristo, i miei temi. Giuro che faccio del mio meglio; con quelle sue tracce improponibili del cazzo tiro fuori un papiro, farcito dei vocaboli più ricercati e professionali che conosca. Uso anche il dizionario dei sinonimi, me lo porto da casa e lo consulto. Mi faccio una scaletta degli argomenti di cui voglio trattare nel mio saggio breve di quattro colonne di foglio protocollo, butto giù le idee, ci penso un sacco. 7+, tre volte di fila. Allora vado lì e gli chiedo che ho sbagliato, prof, come lo miglioro? E lui mi dice. Devi argomentare meglio; questi pezzi non sono chiari; lo sviluppo non è preciso. Mi segna le cose in rosso, lo ascolto, ne discuto con lui. Quando vado a parlarci, nelle due ore dedicate alle correzioni individuali dei temi, mi dice "e tu che ci fai qui?" con quel suo sorriso enorme. Poi provo a spiegargli meglio quello che intendo dire e lui mi ride in faccia. Odio quando mi ridono in faccia per cose serie, soprattutto lui. Scusa se ci tengo, stronzo. Martedì però mi ha dato un buffetto sulla testa. Mi ha consegnato il tema e mi ha scompigliato i capelli col suo sorriso gigante, poi gli ho chiesto "Meglio dell'altro tema?" e lui mi fa che lo sviluppo sì, l'argomentazione no. 7+ tre volte di fila, possibile? Sempre un errore diverso, anche se mi spremo le meningi e alla fine mi fa sempre male la mano. Ha sempre qualcosa da dire, e più di 7 e mezzo non lo sgancia mai a nessuno. Voglio averlo, quel 7 e mezzo del cazzo, ecco; scusa se ci tengo. Nell'interrogazione gli ho detto tutto, lo giuro, anche le cose che gli altri non sapevano. Mi sono ricordata di come andava a finire l'Eneide, gli ho detto tutte le cose che ci ha spiegato sulla Divina Commedia, ho parlato bene. Davvero. Sapete cosa? 7. E a G., che era interrogata con me, 7+. Dio, lo fa apposta! Glielo leggo in faccia. Vuole spremermi al massimo, quel bastardo. L'avrei preso a cazzotti. Lo so che un + non conta niente, ma per me è importante, con lui. Anche lì sono andata a chiedergli cosa potrei migliorare, e lui mi ha detto che vorrebbe una "rielaborazione critica dei contenuti". Ma vaffanculo, perché 'ste cose le chiedi a me e non agli altri 25 cristiani che ci sono in classe? Perché non fai alcuna fatica a dare 7+ a uno che ha studiato la mattina stessa, in autobus, ma a me, che mi sono sbattuta per ore, i giorni prima, no? Ecco. Allora mi son detta che io sono il suo progetto. Me lo son detta quel martedì, mentre mangiavo la pasta, nella cucina del nonno. Sono il suo progetto; da me pretende tanto perché è convinto che possa dare tanto. Di più. Sono tre anni che cerco di dimostrarglielo, quanto valgo; lui niente. Ogni anno ricomincia daccapo, mi mette alla prova, mi fa mettere in discussione. Ci tengo, e lui lo sa. Fa il bastardo perché è così che lui fa, coi suoi progetti, si fa odiare e ti mette meno di quello che ti meriti, però alla fine ti fa capire che lo sa. Lo sa, che ci tieni, che ci provi. Lo sa, che un giorno ci riuscirai. Alla fine, anche se lo odio, so che fa bene. Ha ragione. Me ne sono accorta da poco, però ha ragione. Se mi mettesse un voto alto direi okay, ce l'ho fatta. Invece, così, cerco sempre di dare di più, e non mi scoraggio. Fa bene, checcazzo, ma lo odio, soprattutto quando mi ride in faccia. Un giorno... uno giorno gli sarò riconoscente. Forse.
Il prof dice che tutto quello che scriviamo è destinato ad avere una vita breve, brevissima. Massimo 5 anni, dice lui. I fogli si perdono, i computer si rompono, i file si distruggono, si rovinano e chissà che. Prima o poi perderemo i nostri lavori, dice lui. Non è terribile? Perdere ciò che ho scritto sarebbe come perdere parte di me.
Sono così stanca che dormirei qui, ora, su due piedi. Però devo scrivere, ne sento il bisogno. Probabilmente non è normale. Scrittura-dipendente? La miglior droga del mondo.
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